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Tre eccezionali caratteristiche esoteriche dell’Antroposofia
Rudolf Steiner ha dichiarato che se l’Antroposofia in futuro si distaccherà dalla propria individualità, allora diventerà una semplice teoria, e come tale una teoria del genere peggiore di altre teorie del mondo. Di più, diventerà così uno strumento di Ahrimane. Si tratta di una prima caratteristica dell’Antroposofia. Deve essere ben compreso. Certamente non significa che ci si debba avvicinare all’Antroposofia con fede cieca nelle parole di Rudolf Steiner. D’altra parte, so di istituzioni antroposofiche – non voglio fare nomi – dove prevale un atteggiamento di credenza nell’Antroposofia, ma dove il nome di Rudolf Steiner non è il benvenuto. Si possono supporre varie ragioni per questo atteggiamento: la paura di diventare dipendenti, la sensazione che i tempi sono cambiati in questi ottanta anni, la volontà di porre altre persone al centro dell’attenzione, e altro ancora.
Penso che si possa comprendere la formulazione di questa prima caratteristica dell’Antroposofia in modo positivo attraverso la seguente considerazione. Il professore preferito di Rudolf Steiner fu lo studioso di Goethe Karl Julius Schröer. Secondo Rudolf Steiner, Schröer era così coinvolto dall’opera di Goethe che, in tutto ciò che pensava o faceva, si chiedeva: cosa avrebbe pensato o fatto Goethe in queste circostanze? Naturalmente, Goethe era morto cinquant’anni prima, e Schröer certamente non si aspettava di trovare risposte a tutte le sue domande nelle opere di Goethe. Ma sentiva che lo spirito-individualità di Goethe avrebbe potuto offrire un quadro mentale utile per affrontare le sfide della vita. Per inciso, molti matrimoni di oggi potrebbero avere un corso molto più felice se entrambi i partner prendessero l’abitudine di chiedersi che cosa il loro partner potrebbe pensare o fare, date le circostanze e le sfide che la vita presenta. Non si diventa dipendenti dall’altra persona da tale pratica, ma piuttosto ci si erge al di sopra della propria unilateralità. Si può assumere un atteggiamento simile rispetto a Rudolf Steiner, sulla base di uno studio dell’Antroposofia. Non si perde nulla della propria autonomia, in tal modo. Egli ha dichiarato esplicitamente che un vero e proprio moderno Iniziato non vuole dominare, ma vuole piuttosto vuole essere considerato come un consulente o un amico. In effetti non esiste persona che rispetti più la libertà umana che un moderno Iniziato, egli dice.
Se si evita di considerare l’Antroposofia come un corpo rigido di informazioni, e la si approccia come Schröer faceva riguardo a Goethe, l’Antroposofia diventa allora qualcosa di vivo, che rimane collegato con lo spirito-individualità di Rudolf Steiner. Si può dire tutto questo in un altro modo. Le affermazioni che si trovano nella letteratura antroposofica devono essere comprese nel contesto. Parte del contesto è il pubblico a cui sono state rivolte, ma una parte importante del contesto è l’individualità di Rudolf Steiner. Egli era davvero molto serio riguardo al pericolo di fare dell’Antroposofia uno strumento di Ahrimane.
Una seconda caratteristica che permea tutto l’Antroposofia si può trovare osservando la propria reazione di sentimenti quando si è esposti a un qualsiasi aspetto di essa. Per capire cosa intendo, è necessaria una sottile auto osservazione. Si può poi sentire in tutte le opere di Rudolf Steiner – siano esse filosofico, esoteriche, artisticche; siano esse edifici, sculture, dipinti, discorsi sulla storia, la scienza, la medicina, l’agricoltura, l’istruzione, o quel che volete; insomma, in tutto ciò che ha portato nel mondo – una lieve spinta interiore che tende ad allentare il proprio essere dal proprio corpo fisico. Questo effetto è particolarmente evidente quando si assiste a una buona rappresentazione di euritmia classica. Questa caratteristica è tipica dell’opera di un Grande Iniziato.
Alcune persone sono inconsapevoli di questo sentimento, ma sentono una paura interiore, poiché il loro legame con il proprio corpo fisico è la loro unica fonte di sicurezza nella vita. Quando queste persone incontrano l’Antroposofia, reagiscono con tutta una serie di obiezioni intelligenti per le quali questo non fa per loro. Possono poi anche diventare antagonisti, o nemici dell’antroposofia, di solito senza sapere che questa paura è la vera ragione della loro avversione.
Per lo stesso tipo di sottile auto-osservazione, si può notare che la nostra cultura fornisce un gran numero di stimoli che spingono il proprio essere interiore ad un legame più profondo con il proprio corpo fisico, e di conseguenza verso i propri istinti. Molte opere d’arte, e anche alcune forme di esoterismo presenti al supermercato dell’esoterismo di oggi, producono questo secondo tipo di sentimento. Il primo tipo di sentimento, di allentare la tua coscienza, anche di poco, fuori dal corpo fisico, è un sottile passaggio verso una presa di coscienza della realtà del mondo spirituale.
C’è un terzo tipo di sentimento per il quale la nostra civiltà fornisce stimoli. Si spinge la mente non attenta in direzione di illusioni, che sono volute dai più.
La nostra cultura è ricca di prodotti che producono sentimenti di secondo o terzo tipo. I sentimenti di vera Scienza Spirituale sono l’inizio della comprensione esoterica di sé e del mondo. È da notare che questi sentimenti non sono solo relative alle forme d’arte antroposofiche, ma a tutto ciò che Rudolf Steiner ha prodotto. Si potrebbe anche dire che tutto ciò che ha prodotto non solo è stato inteso come una fonte di informazioni, ma è stato, inoltre, un’opera d’arte.
A volte alcune dichiarazioni, o interi paragrafi, o versi, presumibilmente attribuibili a Rudolf Steiner, vengono fatti circolare senza fornire precisi riferimenti bibliografici. Può allora essere difficile decidere per se stessi se considerare tale comunicazione autentica o una falsificazione, un falso. Trovo che il sentimento che tale comunicazione evoca rispetto ad allentare il proprio essere dal corpo fisico, o a legarlo ad esso, possa essere un suggerimento prezioso sul fatto che la comunicazione sia autentica o falsa. Si può verificare in questo modo. Voglio sottolineare questa caratteristica, perché tutto ciò che un Grande Iniziato fa ha l’impronta della sua iniziazione, il marchio del suo legame con il mondo spirituale.
La terza caratteristica eccezionale dell’Antroposofia è il suo rapporto con le anime dei defunti, i cosiddetti morti, e con il processo di reincarnazione. In questo ambito Rudolf Steiner ha fatto una dichiarazione molto forte, dicendo che la nostra civiltà sta rotolando verso il basso, ma questa tendenza può essere invertita solo se saremo in grado di costruire in modo sano dei ponti sul divario che separa il nostro mondo sensoriale percepibile, il mondo in cui viviamo coscientemente, dal mondo delle anime dei defunti e delle anime che si trovano nel loro percorso di reincarnazione. Senza di ciò, la nostra civiltà non può diventare sana. E ha dato istruzioni estese su come tali ponti possano essere costruiti. Ci sono principalmente due temi nell’opera di Rudolf Steiner che si riferiscono alla costruzione di questo ponte tra la vita e la cosiddetta morte.
Uno è quello di leggere a quelle anime disincarnate che si sono conosciute in vita, o con le quali si aveva un rapporto significativo. Leggere loro materiale che può aiutarli a orientarsi nel mondo in cui sono. Quel mondo è spesso doloroso per loro a causa di una concezione materialistica della vita. Leggere letteratura esoterica antroposofica, o i Vangeli, o altra letteratura spirituale ispirata. Questo è il dono più grande che si possa dare alle anime dei defunti, dice Rudolf Steiner. Soprattutto in questo periodo materialista c’è grande fame di ciò tra i morti, perché i pensieri materialistici non possono viaggiare nel mondo spirituale, e quindi c’è una sorta di fame per mancanza di contatto con le persone che vivono, che l’anima del defunto ama ancora. Ci sono alcune persone in questo paese che praticano la lettura ai morti, alcuni in piccoli gruppi, gli altri solo per sé. Personalmente ho l’impressione che questo tipo di lavoro sia meglio farlo da soli. A volte, quando uno ha letto qualcosa a una particolare anima o più anime, accade che sgorghi il pensiero: l’ho davvero raggiunto? Come faccio a saperlo? Trovo che se dopo la lettura si crea una pausa di silenzio interiore, quiete e amore, a volte si può ricevere un chiaro segnale che dice “Grazie”. Ciò può essere utile per dare un senso di certezza a ciò che si è effettivamente raggiunto.
Mi è stato chiesto se si deve leggere ad alta voce o in silenzio. Ciò che conta per l’anima del defunto è ciò che accade nella vostra mente cosciente. Lui o lei raccoglie i pensieri e i sentimenti di ciò che viene letto. Molte persone possono contenere solo un pensiero in modo chiaro nella loro mente, quando leggono lentamente a voce alta. Quindi questo è quello che dovrebbero fare. Quando queste persone leggono silenziosamente, saltano attraverso le pagine e non si soffermano con intensità sufficiente sui pensieri che stanno leggendo. Altre persone non sanno quello che stanno leggendo quando leggono ad alta voce. Tutta la loro energia va nel pronunciare le parole. Per loro è meglio leggere in silenzio e cercare di capire ogni frase. In un primo momento si dovrebbe leggere la lingua che era più vicino all’anima del defunto in vita, di solito la lingua madre. Dopo alcuni anni, si può leggere in qualsiasi lingua, purché si capiscano i pensieri e il significato delle parole si stanno leggendo; Rudolf Steiner parla di cinque anni.
Un secondo ponte tra i vivi e i morti si basa sulla possibilità di porre domande all’anima di un defunto e di ricevere risposte. Le domande devono essere di natura animico-spirituale, non di tipo materialista. È meglio prendere in considerazione la domanda quando si va a dormire, ma si può fare anche durante il giorno. La risposta arriva nel cuore al risveglio, il giorno dopo, o qualche giorno più tardi. Per essere efficace, questo processo richiede un procedimento mentale che non è facile, ma si può imparare con la pratica. Rudolf Steiner descrive ciò in una conferenza notevole che ha tenuto a Berna, in Svizzera, il 9 novembre 1916 (GA 168, contenuta in Il legame tra i vivi e i morti, Ed. Antroposifica, Milano – ndT). [Vedi anche la conferenza del 5 febbraio 1918 – ndE; in italiano in Il legame fra i vivi e i morti, Ed. Antroposifica, Milano, GA181 – ndT] Per poter fare una domanda, si deve immaginare il defunto come colui o colei che si è conosciuto in vita, e si deve immaginare che lui o lei ponga la domanda a sé stesso o sé stessa. Questo è il contrario di ciò che si sarebbe naturalmente inclini a fare. Chiunque sarebbe portato a pensare che si debba porre la domanda se stessi di fronte all’immagine dell’anima del defunto. Il che sarebbe del tutto inefficace. Si deve immaginare che l’immagine del defunto ponga la domanda a noi, e poi lasciare perdere. Successivamente, la mattina dopo, o una mattina seguente, si sente la risposta che emerge dal proprio cuore, al risveglio. Questo è dove il defunto ha piantato la risposta, per così dire.
Naturalmente, conoscendo anche solo un po’ di psicologia si saprà che dal cuore di una persona possono emergere un sacco di idee e di impulsi, che sono per lo più soltanto prodotti del nostro pio desiderio. Si deve imparare a discernere la differenza qualitativa tra tali messaggi personali dal proprio cuore e le risposte che vengono dall’anima del defunto. Nel processo apprendimento di ciò, si è portati all’inizio a commettere errori. Ma con la pratica e l’osservazione interiore cosciente si può ottenere certezza in questo campo. La mia affermazione non è teorica. È la mia esperienza, che funziona e che può portare un arricchimento significativo per la propria esistenza e per l’esistenza dell’anima dei defunti.
Stando così le cose, sono sorpreso che quasi nessun amico ponga domande a Rudolf Steiner in questo modo. Una obiezione potrebbe essere la convinzione che egli è di nuovo incarnato, quindi non più tra i morti a ricevere le nostre domande. Tuttavia, si dovrebbe considerare che un Iniziato della sua altissima levatura ha coscienza del mondo dei morti, indipendentemente dal fatto che sia incarnato o no. Perciò ritengo che questa obiezione non sia valida. Un’altra obiezione può essere che, avendo egli dichiarato che si possono porre domande solo di morti che si è conosciuto in vita, la maggior parte delle persone viventi, me compreso, non lo hanno conosciuto personalmente. Tuttavia, egli ha anche affermato che può essere stabilito l’equivalente di un rapporto personale attraverso la conoscenza di alcuni aspetti della personalità del defunto, ad esempio, le sue opere scritte. Leggendo l’autobiografia di Rudolf Steiner, come pure i resoconti di molte persone che lo hanno conosciuto e hanno lavorato con lui, e studiando la sua produzione letteraria e artistica, si può realmente raggiungere un grado di conoscenza che va più in profondità di quello che ha acquisito chi lo ha conosciuto personalmente in vita. Data questa profonda conoscenza, questa seconda obiezione viene invalidata. Rimane la possibilità di una terza obiezione. Si può temere che si possa diventare dipendenti da Rudolf Steiner in una maniera che invade la propria libertà, perché le sue risposte verrebbero piantate nel proprio cuore, piuttosto che essere poste prima come un libro. Questa obiezione si basa su un equivoco che nasce da una paura ingiustificata. Si dovrebbero ricordare le sue dichiarazioni sugli Iniziati moderni come coloro che massimamente rispettano la libertà e l’indipendenza di una persona, e che mai vorrebbero dominare, quanto piuttosto essere un consigliere e un amico. Ciò significa che le risposte sono sempre in forma di suggerimenti di possibilità e intuizioni chiarificatrici. Se si dà il giusto peso a queste dichiarazioni la terza obiezione sembra essere infondata.
Se qualcuno sostiene di essersi consultato o consultata con Rudolf Steiner e che questi gli o le ha detto che questa o quella tal cosa deve essere fatta, si può subito scartare tale messaggio, perché viola le condizioni appena citate. Un consiglio che sale dal cuore come risposta da un defunto non è mai coercitivo. Pertanto obiezioni come la terza menzionata non sono valide.
In questo modo, e forse anche in altri modi, l’opera di questa grande Guida, Iniziato di Michele, si estende e continua al di là della sua morte fisica. Se avete letto una frase di un libro di Rudolf Steiner, si ha accesso al suo essere, ma qualunque domanda poniate deve essere opportuna, e qualsiasi risposta che ritorna deve essere trattata come saggezza per uso personale e non per dirigere gli altri.
L’intero tema del contatto con i morti deve essere affrontato con un’attitudine, forse anche con mentalità scientifica. Se non si vuole considerare ciò che questa Era di Michele offre in termini di chiarezza di pensiero e di conoscenza, allora si piomba in un mondo confuso di distorsioni e falsità. Se si guarda l’intera letteratura di Rudolf Steiner, in particolare a quella apparsa dopo la prima guerra mondiale, vi accorgerete che tutto è stato dato con l’idea: fai di ciò quello che puoi. Non c’è intenzione di controllo. Ma la sua missione non è finita. Come missione di Michele, durerà almeno per tutta l’Era di Michele, cioè almeno fino a 2250 circa. C’è una storia che ho sentito raccontare da Walter Johannes Stein, uno degli allievi più brillanti di Rudolf Steiner. Da giovane, Stein si recò da Rudolf Steiner e gli disse: “Dr. Steiner, prima o poi tutti i libri diventano obsoleti. Quale dei suoi libri durerà più a lungo, e per quanto tempo durerà?” Si deve essere piuttosto sfacciati per affrontare un grande maestro in questo modo, ma Rudolf Steiner non batté ciglio, perché intuì che per Stein era una questione seria, e rispose: “La mia filosofia di attività spirituale durerà più a lungo, e durerà per 300 anni”. Ciò significa, in effetti, che durerà per tuta l’Era di Michele. Questa è solo una indicazione del fatto che la missione di Rudolf Steiner, in qualità di Ambasciatore di San Michele, è ancora in corso oggi. E questo implica che Rudolf Steiner deve essere accessibile. Ma, come un amico, agirà solo se glielo chiediamo. E tale richiesta può essere giustificata, perché anche la conoscenza completa delle sue opere pubblicate non può rispondere a tutte le domande che si presentano nel presente, in cui si sono sviluppate nuove situazioni. Così, quello che voglio dire è: è importante non dissociare l’Antroposofia dalla persona di Rudolf Steiner, ma connettersi con la sua persona, come un amico saggio e utile, nella maniera più vivente possibile.
(continua)