Un punto di vista critico

Rudolf Steiner invitava ad astenersi quanto più possibile dal criticare, in quanto ciò toglie forze allo sviluppo interiore, così come consigliava di evitare di rispondere, finché possibile, alle critiche che ci vengono rivolte.
È con questo spirito, quindi, che mi accingo a pubblicare un lungo saggio di Helmut Zander, storico delle religioni e teologo cattolico di nazionalità tedesca, nel quale vengono mosse notevoli critiche tanto a Rudolf Steiner quanto alla sua opera, l’Antroposofia, esclusivamente sul piano intellettuale e formale, da chi, pur essendosi documentato adeguatamente (basta vedere il numero di opere citate), non ha compreso minimamente il senso storico e spirituale della missione del Maestro dei Tempi nuovi. Ed è proprio per non incorrere nella critica dell’autore, né tanto meno nell’agiografia ingenua del Maestro (così stigmatizzata dall’autore del saggio), che lascio le conclusioni ai lettori che avranno la pazienza e la bontà di arrivare fino in fondo.
Aggiungo solo che ho dovuto rimaneggiare la traduzione (in assenza oltretutto dell’originale in tedesco) nei punti in cui la traduttrice denota purtroppo la totale ignoranza della terminologia scientifico-spirituale, commettendo così errori che contribuiscono a rendere più “antipatico” il testo.

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Il disastroso XXI secolo

Un conflitto euro-asiatico immaginato a Londra nel 1992

di Terry Boardman, da The Present Age (L’epoca presente) Vol. 1/No. 8/Novembre 2015, disponibile in originale qui.

Durante la Prima Guerra Mondiale, Rudolf Steiner disse che: “tutta la futura evoluzione culturale … è una questione di unione tra l’Europe Centrale e quella dell’Est.”1Si Veda Rudolf Steiner, conf. del 12 marzo 1916, in GA 174b (non tradotta in italiano, NdT). Con ciò egli intendeva che l’impulso culturale e spirituale dell’Europa Centrale nella quinta epoca post-atlantica, fondato sull’Antroposofia e sulla Triarticolazione Sociale, doveva esser consegnato alle popolazioni slave, che saranno le principali portatrici dell’evoluzione umana nella Sesta epoca. Le forze ostacolatrici arimaniche, che nella Quinta epoca lavorano prevalentemente ma non esclusivamente attraverso la cultura anglofona orientata materialisticamente, così come si è sviluppata a partire dal XVII secolo, si stanno adoperando sia per impedire che si realizzi questa connessione, che per dirigere, accudire o seguire la Russi e il popolo slavo attraverso un diverso percorso “educativo”.

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Note[+]

Looking back from 2992 – A World History, Chapter 13: The disastrous 21st century

Articolo tratto da THE ECONOMIST Dec 26th 1992-Jan 8th 1993

“A World History”, by Dwight Bogdanov and Vladimir Lowell (University of California in Moscow, 640 pages or 27 sight-bites, published 2992), has one of the best accounts of democracy’s post-1991 failure. He is its Chapter 13.

This was an opportunity of a magnitude the world had rarely seen before. As Chapter 12 explained, the three-sided War of Ideas that had occupied most of the 20th century ended in a sweeping victory for the once apparently doomed forces of liberalism. The defeat of racial totalitarianism in 1945 having been followed by the defeat of communist totalitarianism in 1989-91, the victorious pluralists seemed to have the future at their feet.

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