Come doveva essere ascoltare una conferenza di Rudolf Steiner?

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Quella che segue è la traduzione di un articolo di Jeremy Smith, dal titolo What was it like to hear Rudolf Steiner give a lecture? e  pubblicato di recente sul suo blog. Jeremy si occupa da anni di Scienza dello Spirito e ha molti interessi tra cui pedagogia Waldorf e agricoltura biodinamica . Vive nell’East Sussex, dove organizza e tiene conferenze e workshop. Lo potete contattare qui.
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The following is my personal translation of the Jeremy Smith’s article What was it like to hear Rudolf Steiner give a lecture?, appeared recently on his blog anthropopper.wordpress.com. Jeremy had an interest in the work of Rudolf Steiner for many years, and worked in the Waldorf pedagogy as well as in the biodynamic agricolture fields. He lives in East Sussex where he organises talks and workshops. You can get in touch with him here.
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Una rara foto di Rudolf Steiner che tiene una conferenza nella falegnameria di Dornach

Mi sono chiesto a volte come doveva essere partecipare a una conferenza di Rudolf Steiner. Heinrich von Kleist ha descritto l’arte della recitazione teatrale come “scolpire nella neve”, e si può dire lo stesso per la breve vita di una conferenza; sia l’attore che il conferenziere provano la gioia di comunicare con il pubblico nei loro momenti di ispirazione; ma sia la conferenza che la “performance” teatrale esistono fintanto chi il loro creatore è lì presente e parla, quando egli è fisicamente e spiritualmente vivo.

Se Steiner fosse vissuto altri dieci o venti anni, forse avremmo avuto una sua registrazione o anche brevi filmati – ma morì nel 1925, prima che le registrazioni sonore, i cinegiornali, ecc., divenissero la prassi; così tutto quello che abbiamo sono alcune fotografie, resoconti stenografici ( “da resoconti stenografici non riveduti dall’autore”, come ci viene sempre detto) e alcuni ricordi di persone che ascoltarono la conferenza.

F. W. Zeylmans van Emmichoven (Ita Wegman Institut)

È dai ricordi scritti di coloro che udirono parlare Steiner che possiamo farci un’idea degli effetti che aveva sul pubblico. Tra questi, ho scelto alcuni campioni rappresentativi. Uno, ad esempio, è quello di Frederick William Zeylmans van Emmichoven (1893 – 1961), uno psichiatra e antroposofo olandese, che fu presidente della Società Antroposofica olandese dal 1923 fino alla sua morte. In questo brano1Da Rudolf Steiner in Holland (Rudofl Steiner in Olanda), saggio inserito nella raccolta Rudolf Steiner, Recollections by some of his pupils (Rufolf Steiner, ricordi di alcuni dei suoi discepoli), tradotto dal tedesco e pubblicato in un numero speciale della rivista The Golden Blade (La lama d’oro), pubblicata a Londra da Arnold Freeman e Charles Waterman, nel novembre del 1957. rammenta la prima volta che ascoltò una conferenza di Steiner, nel dicembre del 1920 a Dornach:

Era il 17 dicembre, di sera, ero seduto assieme alla mia fidanzata, che stava studiando euritmia a Dornach, nella Schreinerei (il laboratorio di falegnameria adiacente al Goetheanum, spesso usato per conferenze e spettacoli). Felici di essere di nuovo insieme, stavamo aspettando la conferenza di Rudolf Steiner. Fuori faceva un freddo tremendo; Dornach era sotto una coltre di neve. Improvvisamente la tenda blu a lato del palco si sollevò e Rudolf Steiner si diresse al banco dell’oratore. In quel momento ebbi l’esperienza diretta della reminiscenza. L’impressione era così forte che sorsero contemporaneamente davanti a me tutta una serie di immagini riferite a imprecise situazioni precedenti – come se stessi osservando il mio maestro di tutti i tempi. È stata la più indelebile esperienza che abbia mai provato in tutta la mia vita. Per un po’ stetti seduto come rapito altrove, e mi accorsi solo più tardi che la sua conferenza era già iniziata. Fu la prima delle tre conferenze successivamente pubblicati con il titolo Il ponte tra la spiritualità cosmica e l’elemento fisico umano

Quando ritornai in me stesso e vidi Rudolf Steiner in piedi, al banco dell’oratore, ebbi la strana sensazione che per la prima volta stavo osservando un Uomo! È un’impressione, questa, per niente facile da descrivere. Avevo incontrato molti personaggi noti e famosi, tra i quali studiosi e artisti, e mi ero sempre mosso in circoli in cui c’era grande fermento – la mia vita non era stata per niente monotona. Ma ora capivo: questo è ciò che l’uomo è destinato a diventare. Cominciai a mettermi in discussione: che cosa significa tutto ciò? Hai incontrato molti esseri umani – che cosa c’è qui di così importante? Prima di tutto mi dissi che era il suo portamento complessivo, come di un albero cresciuto in libertà tra la terra e il cielo. Questa impressione era collegata non solo con la sua perfetta postura eretta, ma soprattutto con la compostezza della testa – sembrava librarsi tra terra e cielo. Il secondo sentimento era profondamente commovente: da questa bella e potente voce uscirono parole che risuonavano anche dopo essere state pronunciate. E in terzo luogo, i pensieri. Fui costretto a confessare a me stesso che non potevo capirli tutti, ma mi resi conto che non erano lì solo per essere banalmente compresi intellettualmente, ma allo stesso tempo avevano anche un’altro significato assai diverso. Nell’ascolto dei professori, la cosa importante era sempre stata se uno capiva tutto ciò che essi dicevano. Ciò che qui contava non era se in realtà avessi capito – bensì qualcosa di diverso. Oggi potrei parlare di “idee”, di concetti-seme e cose simili, ma a quel tempo non potevo. Sapevo solo che c’erano all’opera impulsi del tutto diversi.

Assya Turgeniev and Andrei Belyi (foto da The Swetlana Geier Collection)

Assya Turgeniev (1890-1966), un’artista russa che fu in stretto contatto con Rudolf Steiner dal 1912 fino alla sua morte nel 1925, dà un resoconto differente. Era sposata con lo scrittore russo, Andrei Belyi. Quando, nel 1912, lei e Belyi entrarono in  contatto per la prima volta con gli scritti di Steiner, si stavano arrovellarono con le domande derivanti da alcune inquietanti esperienze mistiche avute di recente. I due libri di Steiner che lessero (Il cristianesimo come fatto mistico e Iniziazione) fecero sorgere in loro la speranza di poter trovate in Steiner le risposte alle loro domande. Non appena giunsero a questa conclusione, si precipitarono a prendere un treno da Bruxelles, dove alloggiavano, a Colonia, dove Rudolf Steiner stava tenendo un ciclo di conferenze. Cercarono per prima cosa di incontrare Steiner, ma furono respinti decisamente da una feroce signora, che più tardi vennero a sapere essere Marie von Sivers (la futura “Frau Dr. Steiner” [Signora Dottor Steiner, ironico, N.d.T.]). Poi però li invitò a partecipare, più tardi lo stesso giorno, a una conferenza riservata ai soli “membri” . Decisero così di partecipare a questa conferenza, con sentimenti contrastanti derivanti tanto dal primo approccio, che anche dal fatto che nessuno dei due parlava tedesco. Il resoconto2Tratto da Reminiscences of Rudolf Steiner and Work on the First Goetheanum di Assya Turgeniev (Ricordi di Rudolf Steiner e il lavoro al Primo Goetheanum). Tradotto dal tedesco da John e Margaret Wood. Pubblicato da Temple Lodge nel 2003, non disponibile in italiano. della Turgeniev continua:

In una stanza piuttosto lunga ,decorata in blu, si era raccolto un grande pubblico. La maggior parte erano donne, delle quali molte non più giovani. Molte indossavano dei particolari abiti scamiciati con sopra una stola, mentre altri indossavano collane o catene con strani ciondoli. Anche tra i più eleganti non si poteva scorgere realmente nessuno stile. Saltava subito agli occhi l’assenza [nelle donne] di make-up…

Guardavo semi-annoiata il pubblico lì riunito. E cosa accadde? Lontano, sul palco, parzialmente coperto da altre persone, apparve qualcosa come un raggio di luce. Scomparve e riapparve ancora una volta. Infine emerse la sagoma di una testa. Il Dottor Steiner! Sapevo che era lui, anche se potevo a malapena vederlo. Fece un passo sul palco… da quei gesti emanò una immensa serietà, un potere che va oltre le parole poi pronunciate… ci sedemmo, guardammo in faccia questa persona e ascoltammo le sue parole. Questo fu l’avvenimento più grande e più importante che mi fosse mai accaduto fino ad allora, una cosa che è andò così in profondità nel mio essere che non me potei più separare. Si era così profondamente immersi nella sua voce, con la sua risonanza e i suoi ritmi, nei suoi gesti e nell’espressione del suo volto, che si accoglieva tutto senza discutere; si sapeva soltanto che ciò che ora si viveva e respirava era la fonte originale del proprio essere. Solo quando la conferenza finì ci si poté chiedere con stupore: “Cosa è accaduto? Non capii una sola parola di quello che disse e tuttavia, nell’ascoltare, ho avuto un’esperienza così profonda, come se avessi capito ogni parola.”

Friedrich Hiebel (foto da Verlag Freies Geistesleben)

Friedrich Hiebel (1903-1989) fu un’allievo personale di Rudolf Steiner e poi insegnante nella prima scuola Waldorf a Stoccarda. In seguito divenne professore di letteratura tedesca e nel 1963 entrò a far parte del Consiglio di Amministrazione [della Società Antroposofica Generale] a Dornach. Partecipò a settanta conferenze di Rudolf Steiner. Il seguente resoconto3 Tratto da Time of Decision with Rudolf Steiner di Friedrich Hiebel. Tradotto dal tedesco da Maria St. Goar. Pubblicato da Anthroposophic Press, 1989. Disponibile in italiano con il titolo Tempo di decisioni con Rudolf Steiner,  Edizioni Arcobaleno, 1997. è una descrizione della prima conferenza in assoluto a cui prese parte,  durante il congresso di Stoccarda del 1921, sul tema “L’agnosticismo – il distruttore della genuina natura umana” (non disponibile):

…tutti gli occhi erano rivolti all’alta figura di un uomo in un frac nero, che si avvicinava lentamente dal retro del palco verso il centro e lasciava vagare il suo sguardo sul pubblico.

Lentamente, Rudolf Steiner si avvicinò al leggio. Il modo in cui camminava rivelava qualcosa dell’equilibrio tra una elevatissima libertà dal corpo e la compenetrazione di volontà entro la sostanza terrena. In effetti, l’incedere di Rudolf Steiner pareva quello di un giovane. Il suo viso era incorniciato da capelli neri, che ancora all’età di sessant’anni non mostravano alcuna traccia di grigiore. Le rughe sulla sua fronte e i solchi attorno al mento e agli angoli della bocca testimoniavano le battaglie spirituali per la ricerca della conoscenza, e nella loro dignità contrastavano stranamente con l’agilità giovanile delle sue membra…

Nessuna delle numerose fotografie scattate con cura… può trasmettere appieno l’essenza della sua statura. Infatti, anche le migliori foto restano mute, e solo le sue parole rivelavano la vera natura del suo essere…

A questo punto nella grande sala, nei quasi duemila ascoltatori, risuonavano le parole di Rudolf Steiner. Il contrasto tra i lineamenti delicati della sua fisicità eterea e la grande sonorità della sua voce, che proveniva da una profonda respirazione diaframmatica, fu sorprendente. Il tono profondo del suo parlare giaceva nella laringe, vibrava nel petto, ed era permeato dal calore del cuore…

Nelle prime fasi della sua conferenza, sembrava che tenesse gli occhi quasi completamente chiusi e lo sguardo rivolto verso il basso. La postura era quella di un uomo che sta ascoltandosi da dentro. Rimase in questa posizione di ascolto interiore, raccogliendo in sé tutte le sue forze di volontà, per il tempo di alcune lunghe frasi. Poi arrivò una svolta netta: aprì gli occhi, guardò direttamente gli ascoltatori, e iniziò a rafforzare il suo discorso con una variegata ed energica gestualità…

Ecco, un uomo davanti a me che insegnava dapprima come comprendere coscientemente e in piena libertà con la testa, poi sapeva raggiungere le persone da cuore a cuore, e infine era in grado di entrare nelle profondità della volontà… Chi si faceva avvincere da queste conferenze era come se, per così dire, venisse sollevato fuori di sé. Riceveva un’anticipazione della futura immagine dell’essere umano che veniva incarnata e per la quale lottava il fondatore dell’antroposofia.

Ma che dire di quelle persone che ascoltarono Steiner, ma non ebbero quell’improvviso shock di reminiscenza o la sensazione che avevano appena vissuto qualcosa di molto importante? Ecco uno di questi esempi,4citato a pag. 704 del II volume (1922 – 1925) di Rudolf Steiner in Britain (Rudolf Steiner in Gran Bretagna) di Crispian Villeneuve. Pubblicato da Temple Lodge, 2004 questa volta dall’Inghilterra. Nel 1922, Steiner visitò l’Inghilterra per tenere una conferenza a un convegno su “Teatro e Educazione” che si stava svolgendo a Stratford-on-Avon. Il supplemento sull’educazione del Times riportò in prima pagina un articolo “da un corrispondente”, intitolato “Antroposofia”.

Questo anonimo corrispondente, che nel seguente stralcio parla di sé in terza persona, descrive anzitutto con tono semi-ironico la nascita dell’antroposofia dalla teosofia e le sue vaste ambizioni in tutti gli ambiti della conoscenza, poi il suo approccio filosofica all’esoterismo e la costruzione del Goetheanum. Passa poi a descrivere le sue reazioni dopo aver ascoltato la conferenza di Steiner:

È interessante notare l’effetto di tutto ciò  su di un insegnante di una tipica scuola pubblica inglese e di una vecchia università, che ha trascorso due faticose settimane ad ascoltare conferenze e dimostrazioni in materia di istruzione. La sua impressione dell’uomo Steiner è notevole. Sembra che il filosofo abbia una presenza imponente, ed eserciti un notevole effetto sul suo pubblico. Il nostro maestro inglese ha trovato estenuante questa influenza. In un primo momento si è seduto proprio di fronte, sotto gli occhi del relatore. Ma dopo un giorno o due lo sforzo era insopportabile, e si è seduto nelle file posteriori. Con un assai lodevole mix di scetticismo e di ragionevolezza, il maestro ha dato al conferenziere tutte le possibilità, ma non si è  fatto convincere. Sostiene che le conferenze gli sono apparse quasi delle sciocchezze, ma condotte in modo affascinante e contrassegnate dall’aspetto di un robusto senso comune. L’ascoltatore dice che non avrebbe tollerato da nessun altro per un istante le cose stupefacenti enunciate dal conferenziere, ma che dette da lui sembravano un modo o nell’altro essere allo stesso tempo del tutto plausibili, per non dire ragionevoli.

Abbiamo qui un ottimo esempio del solido e stolido senso comune britannico della classe media, assieme a un atteggiamento conservatore di fronte a qualcosa di strano e inquietante – eppure, quasi suo malgrado, il corrispondente si accorge del modo affascinante in cui la conferenza è stata condotta e del “aspetto di robusto senso comune”, che rendeva il sorprendente contenuto in un modo o nell’altro “del tutto plausibile, per non dire ragionevole.”

George Adams Kaufmann

Concludo con alcuni ricordi di George Adams. Fu un uomo davvero eccezionale – antroposofo, matematico, scienziato e traduttore – che ha tradotto oltre un centinaio di conferenze di Steiner, ed era il traduttore personale di Steiner ogni qual volta veniva in Inghilterra. Lo svolgimento di queste traduzioni che lui descrive, fa assolutamente rizzare i capelli: Steiner divideva la conferenza in tre parti, all’inizio parlava per 20-25 minuti, durante i quali Adams scarabocchiava furiosamente, usando un metodo di sua invenzione (non imparò mai a stenografare) fatto di simboli inventati, simboli logici, abbreviazioni e lettere maiuscole. Steiner poi si sedeva, mentre Adams traduceva. Poi Steiner continuava con la seconda parte della conferenza, parlando per altri 20 minuti, e così via. Fino alla fine della sua vita, Steiner non era in grado di tenere una conferenza in una lingua diversa dal tedesco.

In un saggio del 1957, dal titolo Rudolf Steiner in England (Rudolf Steiner in Inghilterra), George Adams ricorda le impressioni avute su Steiner:

La mia impressione… era, per così dire, che ci fossero molti Rudolf Steiner. C’era l’uomo semplice e gentile… Poi c’era il Dottor Steiner conferenziere – profondamente toccante e austero, con un’intensa capacità di rappresentazione, che spesso si trasformava in aneddoto, satira bonaria, divertimento spensierato e umorismo … c’era il Dottor Steiner che parlava in incontri più esoterici… l’iniziato dei regni senza tempo. Inoltre, c’era il Dottor Steiner come lo si poteva conoscere in un colloquio personale, quando gli si riferiva delle difficoltà e aspirazioni della propria vita e lui rispondeva alle vostre domande – lo sguardo profondo e silenzioso dei suoi occhi, la calda gentilezza e l’incoraggiamento di alcuni momenti, mentre altre volte la quiete assoluta, lasciando che foste voi a far uscire quello che lui aveva da dire, senza nessun aiuto apparentemente da lui, ma in silenzio e in attesa. E poi ancora c’era il Dottor Steiner come l’ho visto in Germania nei grandi raduni pubblici del 1921-1922, spesso con un pubblico di due o tremila persone, in parte indifferenti o semplicemente curiose, o addirittura ostili – il modo in cui teneva il pubblico, la fermezza e la vivacità del suo trasporto, l’assoluta mancanza di compromessi o di qualsiasi tentativo di influenzare quelle persone. Lui invece li fece passare attraverso il vaglio, gettando le basi della scienza dello spirito o i gradini della conoscenza superiore, con una stretta concatenazione di pensieri, parlando per due ore o più, conquistando così completamente il suo pubblico.5Da “Rudolf Steiner in England” (Rudolf Steiner in Inghilterra), saggio raccolto in Rudolf Steiner, Recollections by some of his pupils. (Rudolf Steiner, ricordi di alcuni suoi discepoli). Pubblicato nel numero speciale di The Golden Blade, edito a Londra da Arnold Freeman e Charles Waterman, Novembre 1957.

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