Culti Misterici: dell’origine ed evoluzione – I parte

Religione e Antichi Culti Misterici

Fin dall’antichità è esistito un anelito alla conoscenza delle verità fondamentali, che andasse oltre quello offerto dalle religioni popolari che si sono manifestate nel corso della storia a noi nota. Se si tenta di indagare con i comuni metodi il modo in cui questo anelito spirituale venisse soddisfatto, ci si trova di fronte ad un velo che oscura la coscienza e la conoscenza, e che ha fatto parlare di ciò con la massima reverenza persino i più grandi sapienti di ogni tempo e popolo. Cosa celavano i Misteri? E cosa invece rivelavano a chi fosse ad essi iniziato?

Di certo è che coloro che non vi erano stati ammessi, i profani (letteralmente coloro che stavano pro fanum, davanti al tempio), consideravano tali culti come qualcosa di pericoloso, e di cui non fosse affatto conveniente parlare in pubblico: il tradimento dei Misteri era infatti considerato il delitto più grave che si potesse commettere. Un esempio di questa ferma convinzione si trova nella poesia epica greca. Medea tradisce la Conoscenza, rivelando a Giasone gli Arcani della Grande Opera, perché egli si potesse così impadronire facilmente del vello d’oro, e sperando così che egli ricambiasse il suo amore. Quello che segue è noto, ed è una lunga serie di omicidi, sventure e odio, che porta Giasone alla morte in completa solitudine.

Per contro, coloro i quali vi erano stati ammessi, mantenevano sui Misteri il più stretto riserbo, quale che fosse la natura degli insegnamenti in essi trasmesso. Nell’antica Grecia, infatti, esistevano Misteri che riguardavano altri aspetti della conoscenza, non solo quelli di natura esclusivamente religiosa. Ad esempio Ippocrate insegnava la sua arte medica solo a

“…coloro che erano qualificati per apprenderla, facendo prestare loro giuramento… Infatti, le cose sacre si svelano a uomini consacrati: i profani non possono occuparsene, prima di essere stati iniziati ai sacri riti di questa scienza”,1Sorano, Vita di Ippocrate

e anche Pitagora, secondo Giamblico, aveva racchiuso tutte la sue dottrine entro simboli aritmetico-geometrici, accessibili solo agli iniziati

“…trattenendole nella memoria, senza scriverle, e rendendole inaccessibili agli estranei, stante il perfetto silenzio che le circondava, per trasmetterle infine ai successori quasi fossero misteri divini”.2Giambico, Vita di Pitagora, XXXII, §226

Clemente d’Alessandria arriva a paragonare il segreto dei Misteri alla filosofia stessa:

“Tutti coloro che hanno, per così dire, parlato della verità, hanno nascosto i principi delle cose, e hanno trasmesso la verità sotto forma di simboli, di allegorie, di figure e altri mezzi simili, analogamente a come venivano proferiti gli oracoli… Ma coloro che istituirono i Misteri (e costoro erano dei filosofi), han sovrapposto molti miti alle dottrine, in modo che non risultino chiari a chiunque”.

Queste affermazioni denotano come, per l’uomo dell’epoca, religione, medicina, filosofia e scienza in generale fossero tra loro legate da un rapporto intimo, che rendeva tali insegnamenti più simili a un culto che a una disciplina, intesa secondo il moderno significato del termine. E il segreto che in essi viene imposto non fa che aumentarne il valore. Ciò trova fondamento soprattutto nel fatto che per gli Antichi, la natura ama nascondersi,3 Giuliano, Orazioni, VII, 216 pertanto la verità, che può essere ottenuta solo a prezzo di duro sforzo e fatica, non può essere rivelata a chiunque ne faccia semplice domanda. Essendo essa divina per natura, e allo stesso tempo capace di conferire un grande potere a chi la possiede, è troppo elevata per essere consegnata a uomini volgari; va dunque protetta da chi non ne potrebbe apprezzare il valore, e insegnata, in termini nemmeno troppo espliciti, solo a persone meritevoli e degne di apprenderla.

Allora l’esistenza dei Culti non aveva carattere di antagonismo alla religione, sia essa di stato oppure no; si pensi a tal proposito alla diffusione del culto di Mithra, o quello di Iside e Osiride nell’Impero Romano pre e post cristiano. Questo era possibile perché, a mio parere, era ancora ben radicato nelle anime dell’uomo dell’epoca il concetto di sacro. Oggi purtroppo, dopo due millenni di storia occidentale, ogni via iniziatica tradizionale deve prima di tutto fare i conti con la diffidenza che essa suscita nelle anime, risultato dell’opera desacralizzatrice delle forze antievolutive che si sono insinuate nelle varie correnti religiose, idealistiche e politiche, che di volta in volta hanno dominato e dominano le epoche.

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