Un punto di vista critico – III parte

Rudolf Steiner. Uno schizzo biografico1Articolo apparso sulla rivista “Religioni e sette del mondo”, pag. 59, Editrice Studio Domenicano, Bologna, aprile 1997.

di Helmut Zander

Traduzione di Daniela Sala dall’originale tedesco.

(continua da qui)

Teosofia. Teoria

I contenuti della Weltanschauung teosofica, come Steiner stesso diceva, erano, così come la Secret Doctrine della Blavatsky, una miscela sincretistica da fonti molto disparate. I tentativi di costruire una visione unitaria del mondo vanno visti sullo sfondo della vigorosa crescita del sapere storico-religioso e scientifico-naturale nel 19° secolo. La teosofia, in questa situazione di differenziazione esplosiva dei saperi voleva fare risaltare il “nucleo di sapienza” comune di ogni religione di ogni tempo. Riguardo alle differenze che venivano sempre più manifestandosi tra le posizioni religiose, i conflitti venivano sistematicamente esclusi: la teosofia doveva essere “adogmatica”, senza dogmi, ma nella pratica rapidamente venne a scontrarsi con una serie di esclusioni contrapposte, poiché de facto i contenuti venivano gestiti in modo dogmatico. Con Steiner stesso, intorno alla domanda sulla natura “indiana” o “europea” della teosofia o intorno alla domanda sulla reincarnazione di Gesù, si venne alla scissione della Società teosofica. Dal canto suo, Steiner semplicemente non ha riconosciuto logge che contraddicevano la sua linea. La libertà dal dogma rimane teorica. La dottrina di un gruppo non si può negare, si deve discutere.

I contenuti concreti della teosofia steineriana si possono concentrare in due punti nodali: scienza della natura e teosofia. Per Steiner era chiara l’esistenza di una scienza dello spirito (questo concetto nella mens tedesca è opposto a quello di scienza della natura e in Steiner è insieme sinonimo di teosofia e, in seguito, di antroposofia) che segue il paradigma della scienza della natura, e che quindi dev’essere oggettivabile e dimostrabile. Su questa base si può comprendere come nel 1905 egli consideri Ernst Haeckel, divulgatore di Darwin e da Steiner stesso molto apprezzato, come un mezzo teosofo: “I risultati della ricerca haeckeliana rappresentano per così dire il primo capitolo della teosofia o scienza dello spirito” (GA 54, 20).

Il secondo punto nodale, di gran lunga più importante, è la teosofia. Di essa prende la cosmologia con il suo modello strutturale evolutivo. Si devono susseguire sette stati planetari che iniziano e finiscono nello “spirituale”, da Steiner chiamato anche il “divino”. Steiner parla di “Dio” solo molto raramente, a partire dal suo panteismo. Al tempo stesso nella sua teoria l’uomo – e vi è qui un debito verso la teoria evoluzionistica del 19° secolo – “ricapitola” nel suo sviluppo i livelli cosmici.1 Anche la dottrina steineriana delle razze è conseguente a questa evoluzione cosmica, e anch’essa è di origine teosofica: dal momento che l’umanità è inserita in un processo di evoluzione verso la perfezione, esiste anche una “razza umana degenerata” come quella degli indiani (GA 105, 106); i “negri sono per Steiner “l’ultimo residuo” di un tempo passato (GA 105, 107), mentre al contrario “La razza bianca … è la futura, la razza che crea, vicina allo spirito” (GA 349, 67). Steiner riproduce pressoché intatta la concezione del mondo propria dell’imperialismo europeo. A questo razzismo corrisponde poi un aperto anti-ebraismo: nell’Antico Testamento non si troverebbe una coscienza individuale, ma solo collettiva (GA 103, 58), la missione dell’ebraismo sarebbe giunta a termine (GA 121, 127), l’Antico Testamento sarebbe “qualcosa di inutile” (GA 148, 80). Certamente la tradizione dell’anti-ebraismo cristiano ha lasciato la sua traccia, ma d’altronde non viene né rinnegata né sottoposta a revisione da parte dei teosofi e degli antroposofi in contrapposizione alla chiesa cristiana.

L’antropologia di Steiner, che considera l’uomo composto di sette sfere (in altri passi nove; cfr. nota 6), deriva ancora una volta dalla teosofia; accanto a questa però Steiner impiega in seguito anche la tradizionale tripartizione dell’uomo in corpo, anima e spirito. Con questa rappresentazione dell’uomo Steiner ha inoltre collegato la dottrina della reincarnazione, che implica una teoria del progresso dell’uomo e non ammette la possibilità di retrocedere reincarnandosi in animali o piante. L’antropologia di Steiner è fortemente dualistica: nell’uomo la componente spirituale e l’esistenza corporea sono separate, il corpo è una grandezza che nel corso della reincarnazione si cambia. Una resurrezione dell’uomo o una sua trasformazione in “corpo spirituale” (“soma pneumatikon”, 1Cor 15, 44) per Steiner non si danno. Egli riduce l’uomo reale a un’essenza spirituale, nel senso delle tradizioni gnostiche. Per Steiner quindi la reincarnazione è una via di auto-liberazione, come egli afferma esplicitamente (per es. GA 109, 111, 100). Un essere divino come Cristo porta solo la “colpa oggettiva”, che nessun individuo supera nella sua rinascita (GA 155, 189), tutte le altre le risolve l’uomo stesso. Steiner porta le conseguenze di queste premesse fino all’estremo: quando degli uomini soffrono, quando circa 500 spettatori di un teatro perdono la vita in un incendio, o lo hanno voluto essi stessi per la speranza. in un Karma migliore, oppure la colpa è loro, perché in una vita passata hanno commesso degli errori (GA 34, 361-363). Dal momento che è l’uomo stesso a potersi liberare, di conseguenza non vi può essere alcuna “remissione”: la “remissione dei peccati” è per Steiner solo una limitazione della libertà (GA 155, 182), la grazia superflua. Con questa esasperata autonomia Steiner intende combattere un pessimismo antropologico che, non ultimo nel cristianesimo, aveva messo in pericolo l’autosufficienza umana; questa è la sua giustificata preoccupazione. Ma presto egli si trova molto vicino alla visione di un superuomo, che non ha più bisogno di aiuto. Che la grazia non solo non minacci la libertà dell’uomo, ma anzi la possa anche estendere o addirittura rendere possibile, è un pensiero che non lo sfiora. La dottrina steineriana della liberazione e ampiamente priva di connessioni, solipsistica.

Appare qui evidente come dall’antropologia alla soteriologia si manifesti una concezione del mondo che nulla ha a che vedere con la tradizione cristiana. Su questo punto Steiner ha una visione soggettiva completamente diversa. Egli si rappresentò infatti. all’interno della Società teosofica come esponente di una tradizione cristiano-europea e si volle distanziare dalle idee vicine al buddhismo e all’induismo, che riteneva di trovare nella Blavatsky, in Olcott e nella Besant. Ma entriamo a questo punto in un capitolo complesso, perché Steiner all’inizio della sua fase teosofica non aveva alcun problema a raccogliere più o meno tutto ciò che nella teosofia veniva insegnato come patrimonio ideale “orientale”: dai “maestri” segreti in Tibet all’erudita antropologia in concetti sanscriti. La “cristianizzazione” della teosofia fu un lungo processo, che a partire dalla tematizzazione del cristianesimo in una delle abituali messe nella Società teosofica (pressappoco come in GA 2) solo nel corso degli anni assunse un profilo cristiano più netto, “rosicruciano” lo definisce spesso Steiner. Che la ricerca dell’allineamento religioso fondamentale non sia solo un dibattito teorico, ma anche una lotta di potere per l’egemonia mondiale all’interno della Società teosofica, è autoevidente.

All’interno di questo orizzonte Steiner costruisce ora la sua cristologia. Come risposta al tentativo della Besant di dichiarare il giovane indu Krishnamurti come Cristo ritornato, egli sviluppa una cristologia spirituale, parla della “apparizione di Cristo nell’eterico” (GA 118, 28). Lo spirito “del Cristo”, dopo la sua morte sul Golgota, sarebbe andato nell’aura della terra, mentre il suo corpo sarebbe rimasto come spoglia ormai inutile; la cristologia steineriana è docetista.

Nella· dottrina sulla Trinitè egli tende a insegnare, in luogo della compenetrazione di Padre, Figlio e Spirito, una gerarchia crescente. Per presentare il cristianesimo come superamento della storia religiosa finora svoltasi, egli costruisce last not least la vicenda di due Gesù bambini, con la quale egli stesso sollevò una notevole disapprovazione tra i suoi seguaci: in base a essa vi sarebbero state due stirpi di Davide, una secondo Salomone e una secondo Nathan. Da entrambe le linee avrebbe vissuto al tempo della nascita di Gesù una coppia di sposi con i nomi di Giuseppe e Maria. Il Gesù salomonico, di stirpe regale, abitante a Nazareth e di cui parla Matteo, sarebbe stato la reincarnazione di Zarathustra; il Gesù nathanico, di stirpe sacerdotale, di Betlemme, narrato da Luca sarebbe stato la reincarnazione di Buddha (GA 112, 102). In seguito l’Io di Zarathustra sarebbe passato entro il Gesu nathanico, il Gesù salomonico sarebbe morto e così pure la madre di quello e il padre di questo, mentre i rispettivi coniugi rimasti in vita si sarebbero riuniti.

Ho documentato dettagliatamente questo esempio perché illustra bene il procedimento di interpretazione biblica testuale di Steiner. Egli, reso insicuro del testo di Marco dal metodo storico-critico, cercò di salvare il contenuto di verità della Bibbia attraverso un’interpretazione allegorica o un ampliamento per associazione. Era per lui decisivo non il testo biblico, ma una memoria cosmica, l’Akasha-Chronik della Blavatsky. Essa sarebbe stata il vero “giudice” dei Vangeli (GA 112, 28) e avrebbe permesso “di riportare i Vangeli alla forma originale comprovabile attraverso l’Akasha-Chronik”. Una tale svalutazione del testo biblico va intesa a partire dall’assoluta non comprensione, da parte di Steiner, del dibattito – da lui seguito con molto interesse – sui metodi dell’esegesi intorno al passaggio di secolo. Non è difficile capire come ciò spalancasse le porte alla proiezione e alla speculazione.

La teosofia di Steiner è una religione? La risposta di Steiner suona ripetutamente chiara: no. Tuttavia egli trattò i temi tradizionali della religione: insegnò intorno alla divinità, all’inizio e alla fine del mondo, parlò dell’uomo, della sua colpa e liberazione; ed egli stesso assunse di volta in volta il ruolo dell’iniziato o del “maestro”, caratterizzando il contenuto dei suoi insegnamenti come “rivelazione” (per es. GA 120, 127, 129, 148). Dal punto di vista di questi criteri interni e formali, la teosofia è da classificare come religione. Se Steiner non volle diventare il fondatore di una religione, aveva questi motivi: la religione era per lui parte di un’epoca passata, egli aspirava al superamento delle religioni – a suo parere solo particolari –, voleva una concezione del mondo estensiva, in cui la religione fosse solo un segmento accanto alle conoscenze e ai risultati della scienza della natura. In base a questa esigenza universalistica egli ha rifiutato tale etichetta, nei fatti, però, dà vita a una religione.

Antroposofia

Da quando nel 1907 Annie Besant era divenuta presidente della Società teosofica, i rapporti di Steiner con la teosofia erano progressivamente peggiorati. Fu non da ultima la pretesa di entrambi di un potere monocratico a produrre conflitti in misura crescente. Essi furono definiti intorno ai contenuti: quando la Besant decretò che Krishnamurti era Cristo ritornato, Steiner le oppose una contestazione altrettanto dogmatica. Nel dicembre 1912 si giunse alla rottura, Steiner us dalla Società teosofica e più del 80% dei membri e delle logge in Germania, Austria e Svizzera lo seguirono. I contenuti rimasero gli stessi, solo il nome fu modificato: ciò che prima si chiamava teosofia, fu ora definito antroposofia.

La I Guerra Mondiale paralizzò notevolmente l’attività antroposofica. Causò agitazione solo il matrimonio di Steiner con Marie von Sivers nel Natale del 1914, poiché alcune antroposofe avevano nutrito ambizioni circa una relazione con Steiner. Quest’ultimo nel corso di quello stesso anno prese anche occasionalmente posizione anche su questioni politiche: sostenne fedelmente le sue convinzioni nazionaliste, l’innocenza della Germania riguardo alla guerra e la missione culturale dei tedeschi; ritenne che gli italiani fossero rimasti semplicemente indietro nel loro stato di coscienza (cf. GA 204, 191s), e documenta la sua speranza che la Mitteleuropa divenisse un centro di spiritualità futura. La ripresa dell’attività dopo la guerra si presentò faticosa. Nel 1923 egli potè appianare le contese nella Società antroposofica solo attraverso l’assunzione della presidenza; Steiner parlò addirittura di una “rifondazione” della Società. Anche la ripresa dell’attività esoterica fu stentata. Il tentativo di fare rinascere la Scuola Esoterica gli rius fino alla sua morte solo limitatamente alla “prima classe”, in particolare non si celebrò più un culto (fatta eccezione per la Comunità dei cristiani e – in parte – per la scuola Waldorf). Fu invece duratura l’istituzionalizzazione di una prassi antroposofica.

(continua)

1Oltre a ciò Steiner mette in correlazione con gli stati cosmici anche una storia della coscienza:
incarnazione planetaria; sfera umana;stato di coscienza
1. Saturno; corpo fisico; sogno, trance profonda
2. Sole; corpo eterico; sonno senza sogno
3. Luna; corpo astrale; rappresentazione
4. Terra; Io; realtà
5. Giove; sé spirituale; rappresentazione autocosciente
6. Venere; spirito vitale; coscienza ultrapsichica
7. Vulcano; uomo-spirito; beatitudine divina, coscienza spirituale
Le speculazioni cosmiche di Steiner si trovano soprattutto in GA 13 per l’antropologia delle sfere cf. GA 99, 56s; GA 9, 32s.

Note[+]

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