Leggere le immagini dell’Apocalisse – II parte – VI conferenza

SESTA CONFERENZA

Kristiania, 15 maggio 1909

Se vogliamo porre davanti alle nostre anime il compito del nostro tempo e della nostra futura evoluzione, dobbiamo osservare i fatti che già conosciamo. Quando parliamo della terra intendiamo, ovviamente, tutti gli esseri spirituali che le appartengono. All’inizio della nostra evoluzione la terra non era ancora separata dagli altri corpi del nostro sistema solare. Noi consideriamo come nostro sistema solare tutto ciò che vi è compreso fino a Saturno, e come la scienza materialista parla di un antico, grande globo da cui si sono poi separati gli altri corpi celesti, così anche la scienza spirituale parla di un grande corpo antico, chiamato Saturno, che si estendeva ben oltre la terra attuale e comprendeva l’intero sistema solare.1Per un approfondimento di queste descrizioni, si veda anche La scienza occulta nelle sue linee fondamentali (O. O. 13), (Milano: Editrice Antroposofica, 1996). L’antico Saturno era costituito da calore pulsante che permeava tutto. Non c’era aria; lo spazio in cui esisteva questa sfera primordiale era permeato da correnti di calore regolari. Queste correnti erano i progenitori degli esseri umani. A quel tempo il nostro corpo era costituito da correnti di calore.

Possiamo farci un’idea di questo se immaginiamo un essere umano senza scheletro, nervi e muscoli, conservandone solo il calore del sangue che fluisce. A quel tempo era presente solo la sostanza calda dell’essere umano, non esisteva il regno minerale, ma l’essere umano esisteva nelle leggi del mondo fisico, minerale. Questo è ciò che noi oggi dobbiamo chiaramente sentire come la prima epoca della nostra evoluzione terrestre.

Poi ci fu un’epoca in cui la terra si spogliò dell’antico Saturno, continuando però a formare un unico corpo assieme a sole e luna. A quel tempo l’esistenza corporea dell’essere umano era sotto forma d’aria. Allora tutta la potenza sprigionata dal sole fuoriusciva dall’interno della terra. Tutto era emanato dall’interno verso l’esterno. Solo dopo che il sole si separò dalla terra, iniziò a splendere su di essa dall’esterno. Abbiamo quindi una seconda epoca nell’evoluzione umana in cui l’essere umano conduceva un’esistenza sotto forma d’aria. [Il manoscritto presenta qui una grande lacuna. Vengono descritte le condizioni di vita della Luna e le epoche Polare e Iperborea].

Poi arriva la terza epoca, quella lemurica, quando anche la luna si separa dalla terra e gli esseri che la abitano lavorano sulla terra dall’esterno. Sarebbe impossibile concepire il manto di vegetazione che ricopre la terra senza le forze del sole e della luna che agiscono reciprocamente dall’esterno. Se la luna fosse rimasta dentro la terra, allora la terra sarebbe diventata così rigida che l’essere umano si sarebbe indurito tanto nel corpo che nell’anima. La terra poté essere posta tra sole e luna solo in virtù della separata della luna, altrimenti la terra, si sarebbe sviluppata troppo velocemente sotto le sole forze del sole. Dobbiamo quindi il corretto ritmo evolutivo alla posizione che la terra ha assunto tra sole e luna. Poi, abbiamo un terzo stadio in cui la luna si trova già fuori dalla terra.

Queste tre tappe si riflettono nell’evoluzione post-atlantidea dell’umanità. Ciò che ha avuto luogo su larga scala durante l’evoluzione terrestre (antico Saturno, antico Sole, antica Luna), si riflette su piccola scala nell’era post-atlantidea. Così vediamo come i processi cosmici esterni della cosiddetta epoca polare si riflettono nella prima epoca di cultura post-atlantidea, nell’antica India. Durante l’epoca polare tutto era rivolto verso l’interno, entro il corpo caldo della terra; e vediamo come gli antichi indiani sperimentavano tutto questo nella loro vita interiore. Pertanto, la loro vita di sentimento non guardava fuori, negli spazi cosmici, ma si sentivano piuttosto tutt’uno con Brahman.

L’epoca polare fu seguita da quella iperborea, in cui gli esseri umani avevano corpi simili all’aria. Il sole si era separato dalla terra e ora lavorava dall’esterno. Questa separazione si è riflessa nell’antica epoca di cultura persiana, quando Zarathustra iniziò la predicazione su Ahura Mazdao, lo spirito solare. Lo spirito solare era il principio guida e conduttore dell’antica epoca culturale persiana.

La terza epoca, quella lemurica, si riflette nell’epoca egizia per quanto riguarda la visione religiosa. Si può caratterizzare l’insegnamento su Osiride e Iside dai più diversi lati e punti di vista. Tuttavia, il tratto più caratteristico di questa dottrina è il seguente: nell’antica epoca lemurica nascita e morte non esistevano ancor. L’essere umano ripete dapprima lo stato in cui si era trovato al tempo in cui il sole non si era ancora separato dalla terra. A quel tempo viveva entro un corpo spirituale. Poi, quando il sole non fu più unito alla terra, arrivò ad avere un corpo simile all’aria; successivamente il corpo umano si riempì di vapori acquei. Prima dell’epoca lemurica l’essere umano esisteva sotto forma di un vapore acqueo mutevole come le nubi, distinguibile a malapena dall’ambiente circostante, anch’esso nebuloso, cambiando continuamente forma in modo simile alle nuvole di oggi. In questi tempi antichi l’essere umano non era ancora disceso del tutto sulla terra, piuttosto si librava sopra di essa. Pezzi di questa materia sottile si staccavano e si allontanavano continuamente dagli esseri umani, si accumulavano e scorrevano via da loro. La condensazione dei corpi umani in forme solide avvenne solo nell’epoca lemurica e fu il primo passo verso quelle che si chiamano le incarnazioni successive. Solo allora l’aspetto corporeo e quello animico si differenziarono a tal punto che si può dire che l’uomo cominciò a considerare l’esterno in contrapposizione alla sua vita interiore. Oggi distinguiamo la nostra interiorità dall’esteriorità come contrapposizione tra la vita dell’anima e mondo esteriore. Nell’antico Sole, gli esseri umani percepivano come loro mondo esterno gli esseri spirituali da cui erano circondati. Poi venne l’epoca della separazione della luna. L’esterno cominciò a separarsi dall’interno. In questo modo nacque la differenza tra la veglia e il sonno. Gli esseri umani alternavano stati in cui erano esposti al sole ad altri in cui ne venivano allontanati. Poi si avvicinò il momento in cui l’essere umano cominciò a percepire gli oggetti illuminati dal sole. Di notte le forze della luna stimolavano continuamente la vita dell’anima in modo che l’uomo distingueva il tempo in cui percepiva il mondo esterno da uno stato in cui sentiva che le forze operanti attraverso la luna lo rendevano chiaroveggente. Gli esseri umani si dicevano che, attraverso gli esseri della luna, potevano percepire in se stessi lo scorrere interiore del mondo spirituale attraverso le forze lunari. Queste non erano altro che le forze solari riflesse, che il mondo spirituale mediava verso gli esseri umani, mentre di giorno in giorno il mondo esterno si faceva sempre più percepibile.

Questo si rifletteva nella vita spirituale degli antichi egizi. Lo spirito del sole era chiamato Osiride, mentre Iside era l’anima in cerca dello spirito solare. In questo modo, tutto ciò si rifletteva nel culto di Iside dell’antico Egitto. Quindi, la vita religiosa era un culto lunare. Osiride è un essere solare che abita sulla luna. Poteva essere visto in modo chiaroveggente dalle anime che lo cercavano. Tuttavia, mano a mano che l’essere umano si immergeva nella corporeità fisica, quest’ultima diventava come un sarcofago per Osiride. Mano a mano che gli esseri umani diventavano sempre più esseri terrestri nel vero senso della parola, Osiride si ritirava sempre di più.

L’epoca lemurica fu seguita da quella atlantidea e ciò si è riflesso nella quarta epoca di cultura, la greco-latina. Quest’epoca aveva una concezione del mondo che si era già manifestata a livello cosmico nell’epoca atlantidea. L’essere umano divenne sempre più denso. All’inizio dell’evoluzione umana le ossa erano presenti solo come linee di forza interne. Poi l’essere umano divenne un essere d’aria, e più tardi un essere gelatinoso. Adesso si sviluppano sempre più le forme del sistema scheletrico. D’altra parte le forze animiche erano in ugual misura grandi in quel periodo. I lemuri, che nei tempi antichi vivevano in corpi viscosi, avevano poteri animici molto più grandi di quelli delle razze successive. Lo stesso valeva per gli atlantidei. Se a quel tempo fossero esistite le palle di cannone, per esempio, un atlantideo avrebbe potuto semplicemente deviare qualsiasi palla di cannone con la forza della propria anima, anche se il suo corpo fisico non era così denso come oggi. In termini di corporeità fisica, gli atlantidei erano pertanto molto più sottili di noi oggi.

C’erano esseri tra gli atlantidei che non avevano necessità di compiere un ciclo evolutivo entro la densa natura corporea. Essi erano simili agli esseri umani, ma più evoluti. Questi esseri erano in grado di sviluppare la loro piena umanità già in quei sottili corpi atlantidei. Si trovano a un grado evolutivo più del nostro, in quanto noi, invece, dobbiamo scendere fino in fondo alla densa natura fisica corporea per sviluppare la nostra coscienza dell’Io.

Il ricordo di tutti quegli esseri si riflette nel mondo delle antiche divinità greche e in tutto il pensiero e sentimento di quell’epoca.

Le divinità nordiche sono, per così dire, ex compagni dell’umanità, ma non così “densificate” come quelle greche. Gli antichi cantori e bardi norreni li conoscevano ancora, quando lasciavano parlare la loro interiorità. Nell’antichità non c’era bisogno dell’Edda per dimostrare l’esistenza di una cosa simile. Ma se Dio non fosse sceso nella quarta epoca, l’uomo avrebbe dimenticato i suoi antichi compagni, che erano stati da molti così ben ricordati, fino ai secoli XIII e XIV.

Veniamo ora alla nostra epoca. Non abbiamo più nulla da ripetere. Gli esseri umani non hanno più alcun ricordo di epoche precedenti. Abbiamo visto come le culture antiche abbiano sempre riflesso epoche precedenti. Ora invece, nella quinta epoca, non c’è più nulla da ripetere per l’umanità. Il mondo si sarebbe svuotato se, nella quarta epoca, Yahweh-Cristo-Dio2Si veda il seguente passaggio: «Chi è colui che Mosè vide nel roveto ardente e nel fuoco, sul Sinai? È il Cristo. Ma come nella luna non vediamo la luce solare diretta, bensì la vediamo riflessa, così Mosè vedeva il Cristo in un’immagine riflessa. E come noi chiamiamo luce lunare la luce del sole, quando la vediamo riflessa dalla luna, così allora il Cristo veniva chiamato Jahve o Jehova. Jahve non era altro che il riflesso del Cristo, prima che egli stesso discendesse sulla terra. Il Cristo si annunziavo indirettamente all’essere umano che non era ancora in grado di contemplarlo nella sua vera entità; similmente nel plenilunio, che altrimenti sarebbe oscuro, la luce del sole si annunzia attraverso i raggi lunari. Jahve è il Cristo, non veduto direttamente, ma come luce riflessa». Conferenza del 21 settembre 1909, Basilea, in Il Vangelo di Luca, (O. O. 114), (Milano: Editrice Antroposofica, 1988). non fosse disceso e vissuto nel corpo di Gesù di Nazareth. La quinta epoca sarebbe diventata l’epoca senza Dio, se Cristo non fosse sceso nella carne di Gesù di Nazareth.

Così, vediamo l’epoca polare riflettersi nell’antica epoca indiana, l’iperborea nell’antica persiana, la lemurica nell’egizio-caldea e l’atlantidea nell’epoca greco-latina. Ed ora vedremo gli importanti processi che avvengono nei corpi eterici ed astrali degli esseri umani che, nella nostra epoca, accolgono in sé la conoscenza di Cristo Gesù.

Note[+]

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi