Un punto di vista critico – IV parte

Rudolf Steiner. Uno schizzo biografico1Articolo apparso sulla rivista “Religioni e sette del mondo”, pag. 59, Editrice Studio Domenicano, Bologna, aprile 1997.

di Helmut Zander

Traduzione di Daniela Sala dall’originale tedesco.

(continua da qui)

Prassi

Con lo sfacelo del mondo borghese di formazione letteraria si posero nuovi problemi. Steiner iniziò a collocare la sua visione del mondo in una prassi che ancora oggi connota il quadro dell’antroposofia. Il primo tentativo si deve alla rivoluzione di novembre del 1918, che diede ai tedeschi la repubblica. Tra i numerosi riformatori della Società di allora si trovava anche Steiner. Egli affermava di intendere lo stato come “organismo sociale” che “per essere sano deve essere formato di tre parti come l’organismo in natura” (GA 23, 59). Sotto questa triplice composizione Steiner intendeva una distinzione tra “economia”, “diritto pubblico” e “vita spirituale” (GA 23, 61-63), in cui il governo spetta a coloro che hanno conoscenza della antroposofica “scienza dello spirito” (GA 332a, 171). Risultati pratici non ve ne furono le società d’azione antroposofiche, infatti, dovettero tutte, pochi anni dopo, dichiarare fallimento. Ora esse posseggono solo qualche istituto in ambiente antroposofico e dintorni, due piccole banche “alternative” ecc. Oggi i sostenitori dei “tre arti” trovano una scarsa eco all’interno della società antroposofica.

La pedagogia Waldorf

La pedagogia Waldorf tra i campi applicativi dell’antroposofia gode probabilmente della risonanza più ampia. La fondazione della prima scuola nel settembre 1919 rientra ancora nell’ambito della teoria della “triarticolazione” e fu patrocinata dall’industriale Emil Molt, proprietario della fabbrica di sigarette Waldorf-Astoria a Stoccarda, il quale dal 1906 era membro della Società teosofica. II programma pedagogico di Steiner consiste tra l’altro nei seguenti punti:

  • scuola unica di 12 anni;

  • maestro per classe nei primi otto anni;

  • coeducazione;

  • nessun attestato di censura, ma relazioni di taglio psicologico;

  • nessuna bocciatura;

  • nessuna selezione o richiesta di doti particolari;

  • scuola di epoche le prime due ore;

  • lingue straniere dalla scuola elementare;

  • alta stima dell’insegnamento di lavoro manuale e musica;

  • cooperazione dei genitori, escluso però nella sfera pedagogica, peraltro centrale;

  • relativa autonomia – in quanto “scuola libera” – dalle direttive statali, ma collegamento con i principi steineriani e licenza della “Lega delle Scuole libere Waldorf”.

Questo programma, fortemente debitore nei confronti della pedagogia riformista e dell’herbartianesimo, gioca un’attrattiva così viva che anche esponenti politici come Helmut Kohl e Silvio Berlusconi mandano i loro figli a una scuola steineriana. Risultano allettanti l’atmosfera non stressata (che rinuncia a censure), l’esigenza di capacità musicali e pratiche o il tentativo di fornire un insegnamento “esperienziale”. Rispetto a molte scuole statali ciò spesso può anche risultare vero, ma ogni scuola Waldorf è diversamente indirizzata in base all’autogestione – in parte possibile – delle proprie lezioni.

Negli ultimi anni è scoppiato un intenso dibattito sui lati negativi delle scuole Waldorf: viene criticata la dogmaticità del programma d’insegnamento, che mentre si basa sui principi steineriani ignora le moderne acquisizioni della pedagogia. Viene quindi applicata una psicologia evolutiva del progresso datata al 19° secolo, sulla cui base i bambini più piccoli devono leggere la Canzone dei Nibelunghi, i più grandi invece Goethe, perché corrisponde al loro grado di sviluppo. L’antropologia pedagogica, in base alla quale i bambini si sviluppavano in fasi settennali, è un presupposto strutturale dottrinale, anche se esterno, di questa teoria. Un problema particolarmente grave e difficilmente visibile dall’esterno è quello della gerarchia nel corpo docente, che vuole fare a meno di un direttore ufficiale, ma in tal modo favorisce la nascita di strutture autoritarie non ben identificabili. In quasi tutte le scuole Waldorf non c’è solo un “consiglio interno” che prende tutte le decisioni di un certo peso, ma vi sono anche dei leader che si comportano come direttori, ma senza soggiacere ad alcun controllo formale. Che i genitori siano esclusi dall’intervento in questioni pedagogiche di principio è coerente con questa struttura scolastica, ma anche con i principi intoccabili contenuti nell’opera steineriana. Accanto a questo vi sono altri problemi – diversi secondo le varie scuole Waldorf: ostilità verso la tecnica, educazione sessuale contrassegnata da pruderie (quando il tema non viene tralasciato del tutto), la valutazione dei bambini secondo la teoria dei quattro temperamenti la coercizione di fatto verso l’euritmia o il giudizio in pagelle che rifiutano annotazioni oggettive, ma proprio per questo consentono una profonda intromissione nella personalità di un alunno. Tra i problemi curiosi anche alcune regole concrete, come il divieto risalente allo stesso Steiner di giocare a calcio, perché i bambini ne sarebbero spinti al materialismo.

II problema più cruciale riguarda la domanda se le scuole Waldorf siano scuole ideologiche. Steiner ha dato una risposta nettamente negativa a tale domanda (GA 293, 15) e quindi per esempio i riti cultuali della scuola Waldorf non sono contemplati per tutti i bambini. Ma i problemi stanno a un livello più profondo, perché una dottrina tipicamente antroposofica come quella della reincarnazione e altri elementi della raffigurazione teosofica steineriana dell’uomo si trovano a monte della pedagogia. Steiner stesso ha precisato ai suoi insegnanti che una scuola Waldorf e “una fondazione intimamente antroposofica” (GA 300c, 176). Non vi è nulla da aggiungere.

Le scuole Waldorf rappresentarono dalla II guerra mondiale un robusto settore di crescita dell’antroposofia; si aggiunga anche la rieducazione terapeutica (qualcosa come nell’ambito del movimento Camphill). Le sei scuole presenti al momento della morte di Steiner erano diventate 577 nel 1992, di cui 145 in Germania dove si trova anche l’unica Scuola superiore di antroposofia (a Witten nel bacino della Ruhr). In Germania nel 1997 per la prima volta dopo decine di anni il numero degli iscritti alle scuole Waldorf è sceso, ma il numero delle scuole continua a crescere.

Dal 1920 in collaborazione con l’olandese Ita Wegman, Steiner elaborò alcune concezioni nel campo della medicina (“arte della salute”). Due di esse sono importanti: secondo la sua antropologia medica il corpo è un sistema in equilibrio fatto di “organizzazione neuro-sensoriale”, “organizzazione ritmica” e “organizzazione del metabolismo e delle membra” (GA 319, 166s). La malattia è una perturbazione dell’equilibrio. Il suo concetto di cura collocandosi tra la medicina omeopatica e le terapie con applicazione di metalli si fonda principalmente su una dottrina delle segnature, secondo la quale gli effetti curativi si basano su somiglianze. Così per esempio le scorze di frutta, che tengono insieme il frutto, sono in grado di “contrapporre alle violente forze centrifughe del raffreddore da fieno altre violente forze centripete” (GA 319, 200). Per Steiner tutte queste sono alla fine effetti “spirituali”. Tutti i concetti risentono delle tradizioni pre-moderne, la cui verifica empirica in diversi casi ha dato esito negativo, ma talora anche positivo. La spiegazione dei rapporti tra gli effetti è tuttavia diversa da quella avanzata da Steiner. Oggi la medicina antroposofica costituisce con prodotti farmaceutici propri (si vedano i marchi “Weleda” e “Wala”) una solida parte integrante del mercato della terapia alternativa, e in Germania viene anche praticata in alcune cliniche.

Nel 1922 Steiner diede vita a un’altra creatura antroposofica, la Comunità dei cristiani: una chiesa ispirata antroposoficamente, alla quale all’inizio appartenevano praticamente solo protestanti e per i cui riti Steiner rielaborò il Rituale romano. In essa la messa si chiama “atto di consacrazione dell’uomo”. Nella sua struttura somiglia alla messa cattolica in modo sorprendente, ma i contenuti – ad esempio nella relativizzazione del concetto personale di Dio – sono adattati alle concezioni teosofiche. Steiner ha imitato anche per la struttura della Comunità dei cristiani l’esempio cattolico romano, per esempio nella disposizione gerarchica di sacerdoti (“Lenker” [guide]), vescovi (“Oberlenker” [guide superiori]) e una specie di papa (“Erzoberlenker” [guida arcisuperiore]); il primo a ricoprire la carica fu Friedrich Rittelmeyer, di cultura protestante, ma l’insieme fu poi completato con elementi sinodali.

Nel 1924 Steiner creò l’ultimo campo di applicazione, l’agricoltura antroposofica. In contrapposizione alla scienza agraria “materialistica”, egli concepisce una coltivazione spirituale, in cui anche la campagna e la terra hanno un’anima: “La terra è un vero e proprio organismo” (GA 327, 44). Egli fa inoltre affidamento sugli influssi cosmici, “il cosmo con le sue forze” avrebbe effetto “sul terreno” (GA 327, 51). Anche l’agricoltura è oggi un settore in espansione, i cui prodotti vengono commercializzati come “biodinamici” sotto il marchio “Demeter”.

II 30 marzo 1925 Rudolf Steiner muore, sfinito dall’eccessivo affaticamento, forse per un cancro dell’apparato digerente. Il suo corpo fu cremato; l’urna stette a lungo al Goetheanum, finché nel 1994 le ceneri vennero seppellite nei pressi dello stesso edificio. Con lui scomparve il fondatore di un complesso ideologico, un uomo la cui vastissima opera dal 1902 ebbe un solo obiettivo: indicare la vita spirituale e leggere anche gli ambiti più quotidiani della prassi in un orizzonte cosmico. Qui risiede il grande fascino dell’“esoterismo” steineriano. II teosofo Steiner ritenne di dover lottare contro il materialismo e credette di potere imporre una visione spirituale del mondo con le armi della scienza naturale. Il suo motto fu “non credere ma sapere”; volle essere guida verso un mondo spirituale, e suo rivelatore. In fondo però egli non accettò mai il principio che non si dà un accesso immediato allo “spirituale”, bensì noi conosciamo qualcosa dell’assoluto solo attraverso la mediazione del linguaggio e della storia, cioè del frangente culturale. Di conseguenza non recepì i metodi critici delle scienze umane, né sottopose a una rilettura critica le sue concezioni “chiaroveggenti”. In tal caso sarebbe apparso chiaro che egli non le aveva lette nella Akasha-Chronik, ma nelle biblioteche del 19° secolo. Proprio in relazione alla mancanza di revisione critica rispetto alla sua dipendenza, grava sull’opera complessiva di Steiner l’ombra del 19° secolo. Laddove manca una considerazione critica della propria storia, manca anche la distanza necessaria per dare alla propria opera un carattere sistematico. Un tentativo posto in atto da Steiner, a partire dal 1910 di trovare una chiave per la sua opera rimase – in fondo simbolicamente – incompiuto fino alla fine della sua vita.

L’antroposofia dopo la morte di Steiner

Subito dopo la cremazione di Steiner sorsero delle discordie tra gli antroposofi. All’interno della direzione infuriò una lotta di potere, i contrasti intorno all’eredità furono portati davanti al tribunale, vi furono via via piccole spaccature. Alla fine si è stabilita a Dornach un’ortodossia, che oggi organizza l’edizione dell’opera steineriana e sorveglia la sua interpretazione. Dopo la II Guerra Mondiale la Società antroposofica è cresciuta, in particolar modo in Germania, Paesi Bassi e Nord-Europa. Nei paesi latini, Francia, Italia e Spagna, i rami antroposofici sono rimasti minoritari, ed è rimasta dominante la teosofia originaria. In termini assoluti l’antroposofia continua a essere un gruppo marginale, in Germania si stima sui 16.000 membri. Ma gli effetti eccedono i numeri degli iscritti alla Società. I farmaci e i concetti di cura antroposofici sono riconosciuti anche al di fuori dell’appartenenza alla Società, un artista come Joseph Beuys fu influenzato da Steiner pur senza essere membro della Società antroposofica, le scuole Waldorf vengono scelte per la maggior parte da genitori che non sono antroposofi. Le influenze culturali sottocutanee in Germania non vanno sottovalutate. All’interno della Società antroposofica si presenta inoltre un ulteriore aspetto. Tra i gruppi esistenti, in ambito artistico o medico, viene lamentato da parte degli antroposofi un interesse troppo scarso per il nucleo esoterico dell’antroposofia e una “fossilizzazione” della prassi. Poiché però all’interno della Società antroposofica gli insegnamenti di Steiner soggiacciono di fatto a un alto grado di dogmatizzazione (che a sua volta risale allo stile autoritario di Steiner), le riforme rimangono a tutt’oggi un problema irrisolto.

Note[+]

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi